Qualche giorno fa ho partecipato a un interessante incontro pubblico organizzato dal quotidiano Messaggero Veneto nella loggia del Municipio di Pordenone sul tema del futuro della città riguardo la cultura, con la partecipazione dell’assessore alla cultura della Regione Friuli Venezia Giulia Gianni Torrenti e il Sindaco di Pordenone Alessandro Ciriani e la mediazione di Antonio Bacci, il confronto è stato pacato e costruttivo, nonostante nelle settimane precedenti fossero infuriate alcune polemiche.
Ho per di più ascoltato, e dai tanti interventi e idee incrociate ho rafforzato alcuni miei punti di vista. Ecco quello che secondo me si può fare riassunto in 7 punti:
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Pianificare e ottimizzare gli eventi:
Il territorio brulica di attività, di associazioni e di spazi cultuali, ma spesso eventi culturali e manifestazioni si accavallano e il pubblico, anche il più attento, non riesce ad essere presente a tutte le iniziative. Il risultato è che invece di autoalimentarsi e sostenersi l’una con l’altra, le tante manifestazioni si fanno involontariamente concorrenza tra loro penalizzando gli sforzi di tutti. Una pianificazione più strutturata darebbe i suoi frutti in termini di affluenza.
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Investire in valori positivi:
Il termine “cultura” deriva dal latino colere (Coltivare). Manifestazioni che rispettano educazione alimentare, ecosostenibilità, salute, salvaguardia del territorio, cittadinanza attiva, valorizzazione del volontariato, sensibilizzazoine alla legalità, alla pace e alla democrazia, alla tolleranza, alla solidarietà, lotta all’inquinamento atmosferico, acustico, visivo, lotta agli sprechi… oltre a “coltivare” una forte identità di valori, darebbe al brand territoriale una immagine di se molto positiva.
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Creare sinergie:
Un sistema-cultura cosciente del vero obiettivo delle proprie attività, non può prescindere dalla collaborazione nei suoi vari comparti. Le sinergie non vanno solo cercate tra le varie realtà culturali, ma interagire con il sistema-commerciale, industriale, formativo del territorio, che a sua volta deve trovare sinergie con gli altri territori. Il tempo dei compartimenti stagni è ormai superato.
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Trasformare debolezze in punti di forza:
La città è un po’ fuori mano, poco conosciuta e piccola, per questo spesso sottovalutata. Come si possono trasformare questi punti deboli in punti di forza? Per esempio puntando sulla sua tranquillità, sulla sua dimensione a misura d’uomo e sulle sue cose ancora tutte da scoprire. L’essere giovane, piccola e snella, le permette di essere, agile, sorprendere e reinventarsi velocemente, rimanendo sempre attuale, sperimentare ed esplorare avanguardie, essere un laboratorio di nuovi scenari.
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Ambire a qualcosa di più della Capitale della Cultura: Pordenone come “Case Study”
Si è parlato molto della possibile candidatura di Pordenone a capitale della cultura 2020. Puntare tutto su questo obiettivo potrebbe essere molto deludente e frustrante, oltre che dispendioso ma se utilizziamo questo obiettivo per attivare processi più ambiziosi e a più lungo termine del 2020, qualsiasi sia l’esito della candidatura, questi processi saranno inarrestabili. Facciamo di Pordenone una “case study”.
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Valorizzare i giovani:
In quanto territorio giovane, agile, diversificato e innovativo, Pordenone impersona le caratteristiche di “outsider”, per questo la città ha il potenziale per collocarsi come città giovane per i giovani: agevolazioni, modernità, opportunità per chi vuole trasferirsi lavorare, aprire attività, spendere, ma è necessario un cambio di passo, perché tutte le sue componenti esprimerano questa sua possibile vocazione. Ciò non vuol dire “rottamare” il passato che tanto di buono ha espresso e continua ad esprimere, ma non si può nemmeno continuare ad autocompiacersene all’infinito pensando che nuove realtà non possano nascere e dare nuovi slanci innovativi alla città.
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Distinguersi:
Inutile ambire a competere e confrontarsi con città più importanti, grandi, ricche e famose con “millenni di marketing culturale” alle spalle che vantano musei, monumenti e patrimoni di inestimabile valore e prestigio mondiale, a fianco delle quali Pordenone resterà sempre all’ombra. Meglio spostarsi di lato e potersi prendere qualche raggio di sole. Solo così, cambiando le regole di ingaggio, la “piantina” Pordenone potrà crescere più rigogliosa, senza l’utopia di farla diventare mai una quercia, semmai uno splendido bonsai.